Qualche giorno fa era il mio compleanno. I miei amici cari lo sanno e mi hanno fatto gli auguri, quelli meno cari lo sanno e basta, mentre agli altri… che gliene importa?!?
Beh, come è noto agli amici cari, a me piace molto festeggiare quel giorno lì del mio compleanno, e, in occasioni speciali, come l’anno scorso, ho fatto una festa originale, che molti si ricorderanno per un po’ (oppure pochi si ricorderanno per molto, come più vi garba).
Ebbene l’anno scorso, più o meno in questi giorni – 3, giunto il momento giusto, a fine cena, ho tirato fuori non una ma ben 2 torte due (Sacher). Ciò è servito a dilazionare un po’ la mia venerabile età: ho potuto così mettere sopra una torta un “2” più uno “zero”, nell’altra ancora un “2” e uno “zero”. Avendo così la doppia coppia di candeline sulle due torte 2 ho potuto, udite udite, la somma separare (ma, come insegna la matematica, il risultato non cambia). Insomma, mi sono ritrovato a festeggiare, nello stesso tempo, 2 volte 20 (anni)! Un giovincello ero, l’ano scorso (perché ha scritto “ano” e non “anno” vi chiederete? Leggete qui e capirete). Ho così allontanato, momentaneamente e simpaticamente, da me l’idea di essere entrato ufficialmente nel “club degli ANTA” (pensate che ne esce solo se si passa il traguardo dei novANTAnove anni).
Orbene, quest’anno, visto che agli anta ne ho aggiunto solo uno, non m’è parso il caso di festeggiar prendendomi per il naso. E visto che per l’occasione ero a casa solo con il mio caro babbo babbino (notare la citazione di un cartone animato per bambini nei cinema in questi giorni), sono entrato nel panificio del paesello mio, la “terra dei maroni del Monfenera” (vedi Pederobba, in provincia di Treviso) cercando una torta tortina adattina all’occasioncina.
O stupore o meraviglia, mi si palesa dinnanzi il bancone con la spumiglia! Beh, non c’era solo la spumiglia che mi serviva per la rima, ma anche le paste, i pasticcini, i pasticcetti e appena sotto tutto ciò, il ripiano delle torte e torterelle. Invero quindi cosa noto? Che oltre ad una magnifica torta piena di noci e noccioline glassate, eccone due che insieme una sola ne fanno! Invero vero è! Opperbacco cos’ho visto: due mezze torte sotto al Cristo! Anche qui, necessità della rima a parte (e il Cristo c’era di sicuro appeso da qualche parte), quelle due mezze torte erano proprio lì che di sbieco mi rimiravano. Me guardavano, capite? Una di queste mezze era una specie di (mezzo) fagotto ripieno (farcito di mele poi mi disse la panettiera), l’altra mezza era una specie di (mezza) crostata con sopra frutti di bosco. Oibò, pensai, son proprio due mezze torte due, guarda qui che roba! Giunto il turno mio ordinai il pane, vivadio. Quello integrale e quello no. Poi mi feci coraggio e chiesi: “Mi scusi, come sono quelle due mezze torte lì?”. La risposta già la sapete. Ma poi aggiunsi: “Ma, scusi, perché MEZZE torte?”. E la siura: “Che volete, gliene serviva solo mezza a quelli che han preso l’altra mezza”. “Ah beh, chiaro” pensai. E ne ordinai una mezza (che bel gioco di parole, ah ah!). La mezza che ordinai la vedete qui sotto con me in foto, prima che venisse mangiata da noi quattro (il perché eravamo in 4 poi e non in 2 ve lo spiegherò n’altra volta, vi dico solo che abbiamo fatto 6 e non 4 mezze fette come a buon conto ci si aspetterebbe). Orsù, se siete lettori della Settimana Enigmistica avrete già intuito un simpatico rebus dietro tutta questa storia. Oppur anzi, credo io, qualche numero vi giocherete, o se riuscite qualche mezzo numero anche, al gioco delL’8…
Però a me cotal domanda è rimasta, questa che or ora vi dico: ma la mezza torta di cui poi qui ho iscritto è un altro real segno della crisi o in giro c’è qualche altro (mezzo) matto tal quale il sottoscritto?!?
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