Cosa possono combinare due veneti
a spasso per la capitale d’Italia?
Quel pomeriggio di metà maggio di un anno fa, aspettavo l’amico Alberto De Bastiani, burattinaio di professione, veneto di nascita come me, in piazza del Popolo, sotto l’Obelisco Flaminio. Io veneto a Roma da più di 11 anni, Alberto che vedeva per la prima volta il centro della capitale d’Italia.
Ci aveva messo solo un’ora e mezza a piedi dalla stazione di Termini e quindi gli pareva che Roma l’avesse gia vista tutta. Insomma, tra Roma e il quartiere di Serravalle in cui vive, una frazione della cittadina di 30 mila abitanti qual’è Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, la differenza non gli pareva così evidente…
Ben, era giunta l’ora di mostrare ad Alberto tutto quel sapevo di Roma Caput Mundi: praticamente ero capace di perdermi in qualsiasi via del centro senza soluzione di continuità.
Facile, dai piedi del Pincio, arrivare a piazza di Spagna, dove la Barcaccia seicentesca dei Bernini era in ristrutturazione (la si vede nel video, qui sotto il primo sorriso di Alberto a Trinità dei Monti).
Un po’ meno facile per me da lì è stato arrivare direttamente alla fontanona di Trevi. E allora ci andiamo indirettamente prendendo prima via del Corso ed entrando nel cuore del potere politico italiano. Davanti al Parlamento troviamo un gruppetto di Cobas che manifesta contro il Jobs Act di Renzi. Famo due foto e, lasciandoci il potere alle spalle, ci perdiamo come due Gianni e Pinotto cercando il fontanon…
La Fontana di Trevi era lì, bella e imponente, e per fortuna che questa non è ancora in restauro (finito pochi giorni fa, leggete qua la storia-telenovela della ristrutturazione, ndr). Per fortuna perché noi ci siam arrivati aguzzando l’udito più che la vista, seguendo il fruscio dell’acqua… Perché sappiate che 11 anni a Roma non sono sufficienti ad un veneto per trovare così facilmente la fontana più grande della capitale. Se fossimo stati alla ricerca degli skei del fontanon allora sì, ci saremmo arrivati subito, da bravi veneti. Ma quegli skei (o “schei” come scrive Wikipedia) gettati nell’acqua, dice un cartello, non si possono prendere perché finiscono in beneficienza alla Caritas diocesana. Ce credemo? Mah si, è giù un paio di centesmi in contanti.
Prima che venga buio, mostro ad Alberto il bel panorama dal terrazzo del mio condominio: da una parte i Castelli Romani, dall’altra la punta della basilica di San Giovanni. In mezzo tante antenne televisive, tantissime antenne e parabole satellitari. Questo a Serravalle c’è.
E rieccoci in centro, a cercare i famosi gatti de Roma dei calendari, i gatti di Torre Argentina. Pochi felini scorgiam ma i resti dei templi romani spettacolari son. Da qui a Campo De Fiori la strada è breve, ed è anche la strada che faremo per una pizza calabra (me pare giusto portar l’amico veneto in visita a Roma in un tipico ristorante calabrese, no?). Al Campo, con sottofondo di jazz dal vivo, facciamo l’incontro più piccante: nientepopò di meno che le donne di Don Giovanni, discinte e mascherate, c’invitano all’ambiguo spettacolo “Le dissolute assolte”, una viuzza e qualche ora più in là. L’Alberto, spostato con 3 figli, divaga. Io ammicco. Lui divanga. Io ammiccolo, lui sempre giù di vanga. Anche se quella sera ci sono tariffe ridotte per studenti e militari, il burattinaio non ci sta. Beh, ostia, la vince lui. Per voi però il link per tenervi informati sullo spettacolo itinerante: ciapa lì!
Il buio si fa scuro. Uno scuro tanto a Piazza Navona, forse Marino risparmia sull’illuminazione pubblica. Tra i pittori di piazza, i pittori con le bombolette spray. Spettacolare la realizzazione del Colosseo di carta con Luna gigante e colori da apocalisse. E’ stato l’unico Colosseo che Alberto ha visto con me ‘sto giro.
Dopo Navona il buio si è impossessato di me. Cercavo il Pantheon, ci siam ritrovati nuovamente alla camera dei deputati…
Nella realtà è successo così. Nel filmato, per scelta narrativa, dopo la piazza degli artisti capitiamo a contemplare la statua di cera di Papa Luciani (il papa veneto dei 33 giorni di pontificato) e poi finiamo a Montecitorio. Nel video funziona meglio così, con quel finale che è l’uscita di scena di Alberto…
Ecco tutto il back stage fotografico:
Ecco, è giunta l’ora di chiudere qui, il montatore che è in me dice di tagliare qui. E qui finisce anche la prima serie non tanto seria de “Er Monno intorno“. Arrivederci alle prossime avventure di un piccolo uomo a spasso con l’umanità. Che la gioia sia con voi!
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