Ogni paese è amato da chi ci è nato.
Ogni paese è bello a mamma sua.
SANREMO MON AMOUR, una storia Franca della città dei fiori.
Sono tornato a Sanremo per lavoro dopo tanti anni, lo scorso febbraio. La prima volta, se non sbaglio, fu nel 2001, sempre per lavoro: mi offrirono di vedere una serata del Festival della canzone italiana dal fondo della galleria dell’Ariston, tra il pubblico. Ricordo solo che quella sera si esibì Giorgia. Di Sanremo la mia memoria rievocava solo il teatro Ariston e la sensazione che questo era ben più piccolo di quello che sembrava in TV. Vidi poco, quasi niente della città, ero lì per sgobbare e basta.
Stavolta, che sono rimasto in città più di un mese, e arrivato dopo che è finito il casino del festival, per lavorare a un programma di RAI 1, con “turni standard da dipendente” di 8 ore al giorno, ho avuto un po’ di tempo per girare “la città dei fiori”. La città dove anche i sassi, a modo loro, cantano…
il canto dei sassi di Sanremo
Ho cominciato scoprendo il porto, con lunghe passeggiate mattutine, con la piacevole brezza del mare, con l’aria freschetta ma non troppo, anche se alla primavera mancava ancora un mese e a distanza di oltre 3 mesi da allora, questa primavera, nel resto d’Italia, quest’anno ancora non si vede, vero Greta?
venticello primaverile di febbraio a Sanremo
venticello in via della Pace, centro di Sanremo
Ho scoperto insomma che a Sanremo il clima è mite, e la mia allergia stagionale alle graminacee ringrazia. Solo quella ringrazia, perché, per il resto, ho avuto una serie di sfortune, cioè problemi di salute, uno dietro l’altro, e in pratica solo la prima settimana sanremese mi sono goduto…
Girato a piedi in lungo e in largo la parte bassa della città intorno al porto e alle spiaggette, e visto il centro che dall’Ariston finisce al Casinò, la mia curiosità, che mi spinge sempre, mi ha spinto su, nella parte alta e vecchia della città. Dopo una salita non troppo impegnativa, superato una trattoria tipica, dove qualche giorno dopo mi sarei spaccato mezzo dente mangiando un’oliva taggiasca che avrebbe dovuto essere denocciolata, beh, dopo la trattoria, noto una curiosa vetrina dipinta con i colori della bandiera francese, carica di un rosso vivo. A fianco, un affresco sbiadito che recita “sala lettura aperta al pubblico” e sotto “la lettura è la medicina dell’anima”. Così mi avvicino alla porta, schermo gli occhi con le mani per vedere attraverso e noto con piacere che c’è qualcuno. Ed entro.
Mi accoglie una sorridente signora, elegante, che mi conquista subito. Le dico che sono finito lì per caso e che desideravo scoprire qualcosa della città antica. La signora Franca mi mostra una cartina del centro storico di Sanremo e mi dice che siamo in via Montà, sotto a piazza di Santa Brigida, nel punto D5 di questa mappa:
Franca Peracchi, raggiante sanremese DOC, che il giorno dopo (cioè il 16 febbraio 2019) avrebbe compiuto 80 anni tondi tondi, con la freschezza di spirito di una ragazza comincia a saziare la mia incalzante curiosità, portandomi nel cuore storico della città vecchia.
Io, per non farmi sfuggire particolari interessanti e intuendo un racconto assai interessante, faccio partire una registrazione audio sul mio smart phone (in realtà un fogna-phone), all’insaputa di Franca, utilizzando un utile app che registra pure in stereofonia (è Parrot per Android, di cui ho usato la versione gratuita). L’audio che sentite nel video è proprio quella registrazione, che ho montato, tagliando le parti personali o che ho reputato non interessanti per il racconto. Tagli che ho fatto in accordo con la protagonista, a cui ho svelato della registrazione solo diversi giorni dopo, facendole sentire la mia versione montata, che secondo me andava assolutamente pubblicata: è un storia troppo interessante per non condividerla con il pubblico!
Proprio ora che scrivo queste righe, Franca ha commentato così, sulla pagina Facebook der Monno intorno, la notizia che da domani sarà online il suo documentario: “Spero tu non stia creando una aspettativa troppo grande (…). Io non sono che una innamorata della mia città che ti ha parlato senza neppure lontanamente immaginare che mi avresti registrato. Sono convinta sia stato un bene perché chissà quanti problemi mi sarei fatta, ricerca delle parole adatte, attenzione estrema per ogni affermazione, ecc.”. Sono le stesse parole che Franca mi ha detto quando sono tornato a trovarla in biblioteca, con l’audio montato. E quindi viva la spontaneità di quando non si sa d’essere registrati o ripresi! O di quando si è bambini. O di quando si è bambini spontanei come Franca. 🙂
Ecco la puntata in streaming anche su Youtube:
Ma torniamo dentro la biblioteca in cui Franca è una dei volontari che la sostiene, offrendo la sua presenza il venerdì. E’ gestita da PIGNA MON AMOUR, un’associazione per la promozione culturale del vecchio centro storico di Sanremo, che è denominato appunto “Pigna”. Nella biblioteca si viene, si legge, si sceglie un libro e lo si può anche portare a casa per tenerselo, liberamente, senza fare tessere, senza tirar fuori un soldo. In cambio, se si vuole, si può portare un libro che non serve piu’, purchè sia in buone condizioni (e non destinato alle scoasse).
M’è piaciuta molto l’idea della condivisione gratuita del sapere, gestita da volontari. Così, quando ho chiesto a Franca cosa fa ancora Pigna Mon Amour, mi ha portato a vedere la piazzetta sopra la biblioteca, dove d’estate offrono il cinema all’aperto e una tazza di the, in cambio di un contributo libero per sostenere le attività dell’associazione. E pare che i sanremesi non siano tanto generosi, forse perché son troppo vicini a Genova, o perché vanno al cinema dopo il giro al casinò… 😉
Ma queste son tutte cose che Franca racconta nella puntata. Sono parole a cui ho cercato di “dare un volto” ripercorrendo i luoghi narrati con gli occhi della mia Hero 4, facendo una lunga soggettiva, e registrando il video con una quantità doppia di fotogrammi al secondo rispetto al normale (50 frames/sec anzichè 25), per dare un effetto straniante al filmato montato, che così va al rallentatore per tutto il tempo. L’ho pensato così, e così l’ho girato, un mese dopo l’intervista a Franca, il giorno prima di ripartire da Sanremo (prima stavo troppo male per riuscire a farlo), in una giornata spesso nuvolosa e uggiosa, che da quella sensazione di mestizia che ci sta ben, je crois…
Nella mia lunga permanenza a Sanremo ho scattato alcune foto, che avvicinano di piu’ alla storia di Franca. Il primo album che invito a vedere è il back stage della puntata, eccolo su Flickr:
Il secondo album è una raccolta degli scatti piu’ interessanti (quasi 200 foto e una decina di brevi video) della Sanremo che ho visto io, a cavallo della primavera 2019, voilà:
In conclusione, grazie a Franca, che ha subito i bombardamenti della sua città durante la Seconda Guerra Mondiale, che ha vissuto 76 anni dei sui 80 a Sanremo con intelligenza, passione e curiosità, beh, io grazie a lei ho capito che il proprio paese, la propria città si ama, comunque, sempre. Perché le sue radici sono piantate in noi, restano nel nostro cuore ovunque la nostra vita ci porti. Lì vorremmo stare o tornare, dove siamo nati e vissuti. L’emigrazione spesso è una forzatura e non una scelta di vita. Su questo molti non riflettono, forse quelli che stanno dove vorrebbero stare… Io sto con Franca. Grazie Franca, un caro, franco saluto dalla città che non è la mia, ma in cui ho scelto, per ora, di vivere.
https://vimeo.com/channels/ermonnointorno
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