Igor Francescato Blog

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SULLA CENSURA, L’AUTOCENSURA E L’ONESTA’

Ieri sera ho riflettuto su tre cose. Ieri sera ero tra quelli che volevano vedere “Rai per una notte“, la trasmissione contro la censura televisiva (censura = controllo che pone dei limiti alla libertà di espressione), realizzata da Santoro e prodotta da FNSI e USIGRAI, i sindacati dei giornalisti.

Non ho Sky, le emittenti locali di Roma non lo trasmettevano, vederlo sul monitor del mio pc in streaming “era scomodo”, andava “a scatti” o non era accessibile (il server di Repubblica.it si è intasato mentre il Corriere.it funzionicchiava). Ero quindi pronto a seguirlo aggratis sul digitale terrestre, come aveva promesso Rainews 24. Invece alle 21, quando è cominciato il programma, Rainews 24 stava trasmettendo in simultanea a Rai Tre la tribuna politica delle regionali, in versione per sordomuti (nel linguaggio dei segni, il LIS). Mi è allora venuto in mente che a casa ho anche il ricevitore satellitare (condominiale, vedo solo i canali free) e l’ho seguito su Youdem TV, con difficoltà, perché l’immagine era “ballerina”: continui flash verdi infastidivano la vista e ogni tanto si bloccava tutto. Ma volevo vederlo e l’ho visto, ostia!

Questa è la prima cosa su cui ho riflettuto: quando si crede che una cosa valga veramente la pena, di vederla, di farla, dirla, ottenerla, impegnandosi e sacrificando qualcosa, il più delle volte, questa cosa si riesce a realizzarla.

Mentre guardavo il satellite, ogni tanto giravo su RAI News24: solo alle 22.50 l’emittente di pubblica informazione condotta da Corradino Mineo ha cominciato a trasmetterlo, in differita di quasi 2 ore. Mineo ha dichiarato che non poteva fare diversamente, che era importante trasmettere le regionali in LIS… ma, vien da chiedersi: il servizio LIS non poteva farlo direttamente Rai Tre? Così, Rai per una notte oltre a non essere andata in onda in prima serata e quindi con potenziali buone possibilità di ascolti (anche se Rainews 24 lo ricevono ancora in pochi), in differita poteva essere censurato in ogni modo. Infatti Mineo alternava il programma al telegiornale in studio. La censura secondo me più evidente è stata quella su Luttazzi, che ha fatto l’intervento più pesante e duro contro il governo. Luttazzi aveva cominciato da poco il monologo e, a mezzanotte e quindici (le 0.15 precise), quando il comico va finalmente in onda in chiaro su una tv ufficiale, Mineo lo interrompe e torna in diretta così: “Questo è il monologo del Decameron, l’avete visto altre volte, l’avete visto nel web. Noi abbiamo degli obblighi, siamo una “all news”, dobbiamo dare le notizie…”. Proprio per coprire questo atto di censura e non farlo apparire tale, mentre Mineo e i giornalisti in studio leggono le prime pagine dei giornali (era evidentemente urgente farlo) Luttazzi lo si continua a intravedere in una “finestra”, piccola in basso a destra (con l’audio bassissimo, coperto dalla voce in studio). Questo di Mineo però, a ben vedere, è stato un intervento di autocensura, un concetto ben spiegato da Eugenio Scalfari in questa intervista della Dandini (da “Parla con me” del 13 ottobre 2009: qui nell’articolo sentite l’estratto audio sull’argomento mentre qui la vedete tutta).

 

Autocensura è anche un concetto che forse ognuno di noi, nel suo piccolo, nel proprio lavoro, consapevolmente o non, applica per quieto (soprav)vivere ogni giorno (sigh). Questa è la seconda cosa su cui ho riflettuto ieri sera.

L’ultimo mio pensiero è andato alle parole conclusive di Luttazzi, che citando Quintiliano dice: “Odiare i mascalzoni è cosa nobile. Perché è cosa nobile ce lo ricorda Aristofane ne I cavalieri: ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile perché, a ben vedere, significa onorare gli onesti”. Ecco, forse ieri sera mi sono sentito anche un po’ onesto.

Chi volesse vedere tutto il programma, vada qui (da vedere anche l’irresistibile intervista a Benigni!). L’intervento di Luttazzi ve lo ripropongo nella versione “mineiana” che ho montato per voi (lo scaricate cliccando qui). Meno male che internet c’è!

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