Leonardo dipinse MonaLisa.
Alessandro come dipingerà AnaLisa?
Alessandro De Bei me l’ha presentato il poeta mato Francesco Crosato, un pomeriggio invernale, in una piacevole pasticceria nel centro di Treviso. Omone buono, barba lunga crespa come i capelli sciacciati sotto al cappello, bretelle, scarponi da montagna e un fare dolce e cordiale. Ale si presenta all’appuntamento con un borsellino dal quale estrae il suo diario di appunti visivi, un blocco da disegno pieno di schizzi, abbozzi, ritratti, opere finite e quasi che hanno lunga vita, assieme a fogli bianchi che ne ospiteranno altre. Quando ad Ale ispira qualcosa, abbozza lì, ovunque si trovi.
A distanza di un anno e mezzo da quell’incontro, quei disegni fatti a matita, a pennarello, ad acquerello, quei molti soggetti alchemici (i preferiti da Alessandro), beh il ricordo di quei disegni è ancora vivo nei miei occhi. Il quaderno, da solo, valvea una bella storia da raccontare. Quello che ho visto dopo nella casa – studio De Bei, vicino alla stazione FS di Treviso, era molto più di un bel soggetto per un film. Ale mi mostrò alcuni suoi quadri alchemici ad olio di straordinaria bellezza e dimensioni! Dietro a questo Alieno Alchemico, di 150 x 100 cm., di me scorgereste spuntare solo alcuni ricci:
Anche quest’altra opera alchemica ha dimensioni ragguardevoli:
Cavaliere Alchemico con l’autore, Olio su tela, 120×100 cm. (2015)
Di alchimia è intrisa l’opera di De Bei. La rappresentazione del guardiano dell’ex villa romana del marchese Massimo Palombara, sua opera in puntasecca, mi ha fatto scoprire che a piazza Vittorio Emanuele a Roma c’è la Porta Alchemica che di quella villa è tutto quel che resta.
Il guardiano dell’ex villa Palombara di Roma (a destra) – tratto da Todo modo – dei fuochi Alchemici, particolare, matrice in alluminio, 40×60 cm. (2017)
Il guardiano della Porta Alchemica, detta anche Porta Magica di Roma, Alessandro l’ha realizzata guardando una foto. Siccome di recente è venuto in vacanza a Roma, siamo andati insieme a vederla dal vero, ed ecco quel che abbiamo trovato:
Le opere più importanti di De Bei sono quelle realizzate con la tecnica di cui è maestro: l’incisione, a puntasecca o ad acquaforte. Sono tavolette di zinco, acciacio o rame in cui l’artista, come avete visto nel documentario, scava la materia con infinita pazienza e visionarietà. Oltre all’abilità e al talento infatti, bisogna essere visionari per avere un’idea precisa di come diventerà l’opera quando sarà stampata. Prendiamo questo ritratto fotografico (“Ritratto di Giovanni Cibin”, foto di Enrico Colussi): Ecco come Alessandro lo vede in puntasecca:
Ora, per comprendere il percorso artistico e di studio e di Alessandro, prendo in prestito la biografia tratta dal sito web degli Incisori Contemporanei:
Alessandro De Bei è nato a Treviso nel 1971.
Si diploma al Liceo Artistico di Treviso nel 1989 e consegue il diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1995. Si specializza nel 1996 in tecniche dell’incisione con una borsa di studio alla Scuola Internazionale di Grafica d’Arte “Il Bisonte” di Firenze.
Nel 1998 vince il premio Tiepolo alla prima Biennale dell’Incisione Italiana di Mirano. Tra il 1998 e oggi partecipa a numerose biennali dell’incisione e mostre nazionali e internazionali.
Anche se Alessandro si considera principalmente incisore, notevole per quantità e qualità è la sua produzione di quadri ad olio e di opere su carta a tecnica mista.
Sue opere sono conservate presso la Fondazione “Il Bisonte” di Firenze, il Museo “Le Due Matrici” di Modica, il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe di Santa Croce sull’Arno e il Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo.
E’ stato membro membro dell’Associazione Incisori Veneti dal 1999 fino al suo scioglimento nel 2012.
Vive e lavora a Treviso.
L’incisione, ho imparato che è una tecnica complessa, in cui l’artista si avvale della collaborazione di un artigiano stampatore (e naturalmente di una stamperia), per ottenere il risultato che ha in mente. Come succede(va) nella fotografia classica, quella a pellicola 35 mm., dove il fotografo intuiva il risultato quando scattava, ma finchè non andava in camera oscura e stampava, l’opera non c’era, non esisteva. Alessandro è circondato dalle sue opere finite a metà (le incisioni non stampate), dai suoi quadri giganti e impressionanti, ma soprattutto si circonda di opere finite, letterarie, fotografiche e cinematografiche. Insomma, si nutre a colazione, pranzo e cena, di arte. E quel pomeriggio a casa sua, a me e Francesco, ce ne ha dato una prova che ci ha letteralmente provati. Prima ci ha mostrato un video di 20′ del progetto Oltreviso, che parte dai ritratti fotografici di Enrico Colussi delle persone comuni, colte a spasso per la città di Treviso, e arriva alla puntasecca su zinco di Alessandro, matrici poi stampate alla Stamperia d’arte Busato di Vicenza (la stessa in cui abbiamo stampato il ritratto di Ana Lisa).
Dopo Oltreviso, Alessandro ha tirato fuori uno dei suoi filmoni in dvd, tenuti maniacalmente ancora incellofanati, e ha messo su “Fando y Lis” di Alejandro Jodorowsky. Era nel pien dell’inverno del nord Italia, un fine dicembre frescuccio. Alessandro non aveva acceso il riscaldamento (per risparmiar) ed io e Francesco eravamo bloccati sul divano a veder Jodorosky! Eravamo rimasti fin dall’uscita della pasticceria, due ore prima, con i nostri giubbotti imbottiti addosso e solo dopo un po’ che eravam sul divano, avevamo accettato la coperta di lana che Ale ci porse per coprirci le gambe, senza darci tanto peso. Ma solo quando i miei piedi si congelarono completamente e ne persi del tutto la sensibilità, capii perchè Ale girava per casa con gli scarponi da sci: mannaggia a lui! Il congelamento arrivò più o meno a metà della scena dell’icendio del pianoforte (curiosi di Fando y Lis in lingua originale? Andate qui). Beh, l’esperienza diretta dell’assideramento andava di pari passo con l’incisione diretta di De Bei. Gli artisti più liberi, sono così. O sono così per rimanere liberi.
L’idea di chiedere ad Ale di fare il ritratto di Annalisa, la me comare (si dice comare la moglie dell’amico a cui si tiene a battesimo la figlia?), è arrivata con la bella stagione. Annalisa è una bella donna: chi meglio di un De Bei potrebbe rendere la sua bellezza immortale?
Sì, è vero, c’è stato un precedente tutto sommato noto, mi pare sia stato un certo Leonardo da Gratta&Vinci che ha avuto un’idea simile, con quella sua modellina dal sorriso beffardo, che sia chiamava più o meno come la me comare, ma quella lì pare fosse alquanto più mona: Mona Lisa, appunto.
Con la sorridente Annalisa era il dì prima di Pasqua di quest’anno che ci presentammo a Casa De Bei, con un plumcake in una mano [una Gopro Hero 3 white nell’altra (con gimbal) e quantunque una Sony a58 (per i curiosi della tecnica)]. Nell’ormai intiepidita casa dalla primavera, trovammo l’amico scrittore e web master Andrea Mattarollo, con la bozza di stampa del suo ultimo libro che si avvale delle illustrazioni a puntasecca di Alessandro: Il bambino ragno, che sarà stampato in 111 uniche copie numerate. Ecco qualche immagine in anteprima (per gentile concessione dell’autore):
“Il bambino ragno” di Andrea Mattarollo, illustrazioni di Alessandro De Bei
Igor,
Amo tutto il lavoro di Alessandro, e in particolare questo sul ritratto! A cui siamo legati ad un progetto sempre in divenire che si chiama OLTREVISO, che racconta di VOLTI Trevigiani.
Nel nostro processo creativo, interpretativo, siamo in relazione, con gli altri, con i loro sguardi.
E sempre vogliamo andare OLTRE la semplice piaceria, vanità e autocompiacimento.
BRAVO!!!!
Grazie!
Enrico
Sempre OLTRE Enrico!
Oltre lo sguardo, oltre l’immaginazione, oltre tutto.
Grazie per OLTREVISO! 🙂
Igor