“Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole. Ma, se metto in conto quanto c’è voluto in costanza nella grandezza d’animo e d’accanimento nella generosità per ottenere questo risultato, l’anima mi si riempie d’un enorme rispetto per quel vecchio contadino senza cultura che ha saputo portare a buon fine un’opera degna di Dio”. Così si chiude il racconto allegorico di Jean Giono intotolato L’homme qui plantait des arbres, scritto nel 1953, che 35 anni dopo è diventato questo capolavoro di disegni animati del regista canadese Frédéric Back, Premio Oscar come miglior film d’animazione del 1988. Ne scrive così Nico Valerio nella sua “Ecologia Liberale”: “Il protagonista, quell’Elzéard Bouffier che sembra tratteggiato a rapidi tratti di matita grossa, con strabiliante forza plastica, su qualche cartone di Chagall, Monet, o addirittura di Leonardo, come ha detto qualcuno, appare l’eroe eponimo d’una favola che è anche una parabola. Il mito dell’Uomo che dopo averla distrutta e desertificata, ricostruisce la Natura, a cominciare dagli alberi, adoperando le virtù misconosciute della pazienza, della laboriosità, della tenacia, seguendo un disegno forte e preciso”.
L’uomo che piantava gli alberi (qui il testo completo) nella versione originale francese è narrato dalla voce di Philippe Noiret, in quella inglese è Cristopher Plummer e in questa rara versione italiana, di cui ho recuperato l’audio da una vecchia VHS (mentre il video l’ho preso da una versione di miglior qualità), il film ha la meravigliosa voce narrante di Omero Antonutti: capolavoro su capolavoro!